DEGLI IMPRINTING - Sintesi prof. Antonino Saggio
IMPRINTING DI SACRO SPECO: UN RICORDO SCOLPITO NELLA PIETRA
Il Sacro Speco di Subiaco non è solo un monastero benedettino situato su una rupe che si affaccia sulla Valle dell'Aniene; per me, è un luogo della memoria, un rifugio che ha lasciato una traccia indelebile nel mio cuore. Da bambina, trascorrevo qui molte domeniche in famiglia, durante le nostre gite fuori porta. Erano giornate semplici, fatte di natura, scoperta e spiritualità. Col tempo, quelle domeniche al Sacro Speco sono diventate parte integrante del mio vissuto: ricordi di cui oggi, a distanza di anni, percepisco la forza e la profondità.
Ricordo bene la strada tortuosa che percorrevamo per arrivare fino al monastero, immersi nei paesaggi montani. E poi, una volta arrivati, c’era quel senso di pace che pervadeva tutto. Per una bambina, il Sacro Speco era un mondo misterioso e solenne, con la sua atmosfera antica e i suoi corridoi silenziosi. Anche se allora non ne comprendevo appieno il significato, sentivo il fascino di quel luogo dove ogni pietra sembrava avere una storia da raccontare. Oggi, tornando al Sacro Speco, percepisco quel luogo come uno spazio di raccoglimento e di introspezione, dove le esperienze di ieri continuano a vivere e a dialogare con il mio presente. Quella serie di domeniche semplici ma intense si è trasformata per me in un’impronta spirituale e culturale, e ogni volta che torno lì, sembra che qualcosa di antico e familiare si risvegli, confermando che l’imprinting ricevuto da bambina è ancora vivo e presente.
L'IMPATTO SENSORIALE
Riconosco quanto quel silenzio sia diverso da qualsiasi altro. Non è solo l’assenza di rumore, ma è una presenza. Entrando nel monastero, si viene avvolti da un senso di pace quasi palpabile, che sembra sussurrare storie antiche. Durante quelle visite d’infanzia, il mio sguardo si soffermava sugli affreschi consumati dal tempo, le cui scene mi apparivano come finestre su un mondo lontano e misterioso. Ancora oggi, camminando lungo quei corridoi e fissando i volti dei santi dipinti, mi sento come allora: parte di una storia più grande, accolta e custodita in un luogo che mi ha trasmesso un senso di stabilità e di appartenenza.
Ricordo distintamente la frescura delle pareti di pietra e il profumo di incenso, mescolato a quello della natura circostante. Ogni particolare, ogni suono e odore si è sedimentato nella mia memoria sensoriale e spirituale, creando un imprinting che non coinvolge solo la mia mente ma anche i miei sensi, la mia pelle, il mio respiro. Era come se ogni dettaglio di quel luogo, dalla luce soffusa agli scorci sui monti, mi lasciasse una piccola traccia, un segno che mi portavo via e che riaffiorava poi nella settimana seguente, come un’eco lontana.
La luce al Sacro Speco gioca un ruolo fondamentale nella creazione di quell’atmosfera mistica. I raggi filtrano attraverso le piccole finestre, creando giochi di ombre e luci che danzano sulle pareti affrescate. Questa interazione tra luce e spazio trasmette un senso di sacralità, come se ogni raggio portasse con sé una benedizione. I suoni, al contrario, sono attutiti: il leggero fruscio dei vestiti, il passo felpato dei visitatori, il sussurro delle preghiere sembrano avvolgere tutto in un abbraccio di tranquillità. Ogni silenzio è carico di significato e di attesa, ogni suono è un richiamo a un momento di riflessione.
Oggi, tornando al Sacro Speco, mi sembra di rivivere quei momenti di quiete, quei silenzi condivisi con la mia famiglia. Se chiudo gli occhi, posso quasi risentire la voce di mia madre che mi chiama per andare avanti, oppure il passo deciso di mio padre che ci guida lungo le scale di pietra. Quel luogo è stato, e continua a essere, un simbolo di serenità e di connessione. Quelle mura hanno lasciato in me un’impronta che porto ovunque, un’impronta che mi insegna ancora oggi l’importanza della contemplazione, del raccoglimento e del valore di uno spazio intimo e sacro.
Uscendo dal Sacro Speco e osservando per l’ultima volta la sua facciata incastonata nella roccia, sento una familiarità e una gratitudine profonda per le memorie che racchiude. È un luogo che ha plasmato il mio modo di sentire e di guardare il mondo e che mi connette ai ricordi d’infanzia e a ciò che sono diventata.
Per me, Sacro Speco è un luogo vivo, un luogo che mi ha donato una traccia di pace e di fede e che rinnova ogni volta, in me, la bellezza e l'importanza del passato.
CONFIGURAZIONE DEL MONASTERO
TESSITURE
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